1. Premessa

Il Digital Divide(*) non è solo un problema su scala globale, tra il nord e il sud del mondo, perché in molti tra i Paesi più ricchi del mondo, è presente un divario digitale interno, più o meno evidente, che si ripercuote sull’economia e sulle differenze sociali. Il digital divide interessa l’Italia da un duplice punto di vista, sia come nazione nel suo complesso, che come fenomeno che interessa le diverse fasce sociali. Il livello delle carenze strutturali del paese nell’accesso alle tecnologie della comunicazione è evidenziato dal fatto che l’Italia non è tra le quaranta nazioni che hanno il maggior tasso di penetrazione di Internet.

La percentuale di popolazione che si collega alla rete si aggira sul 53%, dato nettamente inferiore alla media dell’UE (65% circa), ed anche le statistiche della banda larga vedono il nostro Paese in netto ritardo rispetto al resto dell’Europa. In Italia infine, solo il 39% delle persone dispone di un accesso veloce ad Internet, contro il 56% della media europea. In aggiunta a questi problemi strutturali vi è un evidente e grave problema culturale. In Italia, gran parte della popolazione, soprattutto quella che fa parte delle fasce più deboli e svantaggiate, non ha le basi culturali per accedere ai sistemi informatici e per collegarsi consapevolmente a Internet.

Dato che è ormai unanimemente riconosciuto che l’accesso all’ICT e all’informazione è un fattore determinante per migliorare la competitività di un Paese nel mercato del lavoro e che l’accesso a Internet è visto come una possibilità di sviluppo di una rete democratica ed egualitaria, riteniamo doveroso dare il nostro contributo, per lo meno alla soluzione del problema culturale che abbiamo evidenziato.

(*) Il termine Digital Divide indica una disparità di accesso alle tecnologie della comunicazione (Information Communication Technology – ICT) ed è stato usato, per la prima volta, dalla amministrazione Clinton per indicare un problema di ineguaglianza sociale e culturale nell’ambito del popolo statunitense.

 

2. Idea guida

Le scuole, dato che coprono tutto il territorio nazionale, possono diventare luoghi in cui promuovere azioni per alfabetizzare, dal punto di vista informatico, le popolazioni limitrofe ed aiutarle a familiarizzare con le tecnologie della comunicazione. Si tratta di un grande e impegnativo progetto, da mettere a punto di concerto con il MIUR e con i Responsabili delle scuole, cominciando da quelle in cui sono più ricche e consolidate le infrastrutture e le competenze informatiche.

L’idea guida di questo progetto è che le scuole, che costituiscono il primo anello per la trasmissione del sapere e della cultura alle nuove generazioni, dovrebbero fornire spazi e strutture per l’alfabetizzazione informatica della popolazione. In questo modo potrebbero dare un importante e forse decisivo contributo per superare il digital divide che ci separa dai paesi tecnologicamente più avanzati. Diventerebbero inoltre dei centri di riferimento, di aggregazione e di sviluppo culturale e sociale, che potrebbero contribuire ad una significativa trasformazione culturale dei cittadini, specialmente di quelli residenti nelle zone più disagiate e periferiche del territorio, che farebbe aumentare, inoltre, la richiesta consapevole di infrastrutture adeguate e dei relativi investimenti necessari ad allineare il paese con gli standard europei.

 

3. Scenario attuale

Oggi viviamo un momento in cui la trasformazione culturale, generata dall’accelerazione delle attuali tecnologie di comunicazione, e l’onnipresenza dei messaggi mediatici ci rende consapevoli del fatto che i modi in cui le persone pensano, agiscono e conoscono la realtà sono molto diversi da quelli delle generazioni precedenti. Tuttavia, se da un lato le tecnologie della comunicazione sembrano rappresentare un’importante opportunità fornita all’uomo per comunicare con i propri simili, dall’altro costituiscono un ostacolo, soprattutto per i gruppi socialmente e/o culturalmente svantaggiati.

L’accesso alle tecnologie di informazione e comunicazione rappresenta sicuramente un elemento fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico, ma comporta investimenti e costi non accessibili a tutti. È qui che entrano in gioco le scuole, che possono svolgere un ruolo decisivo perché sono presenti sul territorio e dispongono, in molti casi, di strutture informatiche e di spazi dedicati, riservati solo agli studenti e inutilizzati ad di fuori degli orari di lezione.

Se queste risorse venissero messe a disposizione dei cittadini, potrebbero favorire il superamento del divario culturale tra alfabetizzati-abbienti e non alfabetizzati-non abbienti e permetterebbero di avviare un processo virtuoso di accrescimento generale della cultura informatica di cui, oggi, c’è estremo bisogno.

 

4. Obiettivi generali del progetto

Il primo obiettivo del progetto è quello di consolidare il ruolo della scuola come portatrice di valori informativi e formativi, all’interno di un contesto sociale in costante fase di sviluppo. La scuola infatti, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione, può promuovere un più efficace e consapevole coinvolgimento dei cittadini e dell’intera comunità nei processi di sviluppo della conoscenza e della democrazia partecipata. L’alfabetizzazione informatica, estesa a tutte le fasce sociali, è la prima azione da intraprendere perché è la base per assicurare la possibilità di apprendimento e di sviluppo, previene l’esclusione delle categorie più disagiate e favorisce la crescita e l’evoluzione culturale della società.

In quest’ottica, il coinvolgimento della scuola permette di dilatare il numero dei possibili fruitori degli strumenti informatici, compresi gli anziani, a volte molto distanti dalle tematiche tecnologiche, i giovani disagiati, spesso impossibilitati per motivi diversi a fruire della tecnologia, e gli immigrati, che hanno, tra l’altro, difficoltà di comunicazione a causa di problemi linguistici. Le scuole, dopo aver verificato e, se necessario, potenziato la presenza di adeguate apparecchiature informatiche al loro interno, dovrebbero mettere a punto strutture e modalità organizzative che permettano alle persone di accedere alle stesse in modo controllato e sicuro.

Le scuole potranno promuovere le iniziative che riterranno migliori, organizzando corsi e fornendo la necessaria assistenza e supervisione tecnica, in quanto il processo di informatizzazione non può prescindere da una guida tecnica adeguata, per la docenza e per l’assistenza nell’utilizzo pratico dei personal computer. Potranno inoltre sopperire alla carenza di docenti affiancando loro personale volontario in grado di fornire, sia una adeguata guida tecnica alla popolazione, sia il necessario supporto nelle esercitazioni pratiche Torna all’indice

 

5. Progetti pilota

Il primo obiettivo del progetto è quello di consolidare il ruolo della scuola come portatrice di valori informativi e formativi, all’interno di un contesto sociale in costante fase di sviluppo. La scuola infatti, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione, può promuovere un più efficace e consapevole coinvolgimento dei cittadini e dell’intera comunità nei processi di sviluppo della conoscenza e della democrazia partecipata.

L’alfabetizzazione informatica, estesa a tutte le fasce sociali, è la prima azione da intraprendere perché è la base per assicurare la possibilità di apprendimento e di sviluppo, previene l’esclusione delle categorie più disagiate e favorisce la crescita e l’evoluzione culturale della società. In quest’ottica, il coinvolgimento della scuola permette di dilatare il numero dei possibili fruitori degli strumenti informatici, compresi gli anziani, a volte molto distanti dalle tematiche tecnologiche, i giovani disagiati, spesso impossibilitati per motivi diversi a fruire della tecnologia, e gli immigrati, che hanno, tra l’altro, difficoltà di comunicazione a causa di problemi linguistici.

Le scuole, dopo aver verificato e, se necessario, potenziato la presenza di adeguate apparecchiature informatiche al loro interno, dovrebbero mettere a punto strutture e modalità organizzative che permettano alle persone di accedere alle stesse in modo controllato e sicuro. Le scuole potranno promuovere le iniziative che riterranno migliori, organizzando corsi e fornendo la necessaria assistenza e supervisione tecnica, in quanto il processo di informatizzazione non può prescindere da una guida tecnica adeguata, per la docenza e per l’assistenza nell’utilizzo pratico dei personal computer. Potranno inoltre sopperire alla carenza di docenti affiancando loro personale volontario in grado di fornire, sia una adeguata guida tecnica alla popolazione, sia il necessario supporto nelle esercitazioni pratiche.

 

6. Problemi e soluzioni

Sono qui di seguito evidenziati alcuni problemi e le possibili soluzioni.

Problemi:
a) disponibilità di personale con capacità tecniche e didattiche idonee a fornire alla popolazione le conoscenze di base e a guidarla in un percorso evolutivo che la metta in grado di utilizzare consapevolmente e con profitto le potenzialità informatiche e di comunicazione delle apparecchiature disponibili;
b) sicurezza e manutenzione delle strutture utilizzate dai cittadini ammessi a frequentare i corsi;
c) costi per: personale docente e di sorveglianza, assicurazione e manutenzione delle apparecchiature informatiche, collegamenti con la rete.

Possibili soluzioni:
a) affiancare, nella didattica e nelle esercitazioni pratiche, i docenti della scuola con personale volontario che abbia competenze informatiche adeguate (per esempio: studenti con buone conoscenze informatiche che frequentano le scuole superiori e l’Università, informatici e professionisti che condividono le finalità dell’iniziativa e possono dedicarle parte del loro tempo);
b) individuare e mettere a punto cautele e modalità organizzative idonee a permettere l’utilizzo sicuro e controllato delle apparecchiature; estendere i contratti in essere di manutenzione ed assicurazione delle apparecchiature;
c) una parte dei costi stimati potrebbe essere sostenuta dai cittadini che frequenteranno i corsi, una parte tramite raccolte fondi promosse da comitati civici o, ove possibile, da Fondazioni.

Un aspetto importante della sperimentazione è l’individuazione dei contenuti e delle modalità didattiche più efficaci per fornire ai cittadini di ogni età ed estrazione sociale, le basi indispensabili per fruire delle potenzialità degli strumenti e delle tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Le diverse lezioni, previa attenta verifica della loro efficacia e validità didattica, potrebbero essere registrate per permetterne la fruizione in modalità e-learning.

In questo modo si potrebbe costituire una banca dati con le lezioni migliori, da utilizzare per sopperire alla mancanza di docenti. In questo modo potrebbe aumentare il numero di persone che si avvicinano al mondo dell’informatica con buoni risultati, minimizzando la carenza di personale docente esperto. Per invogliare i cittadini a frequentare i corsi di alfabetizzazione informatica sarebbe opportuno individuare forme di incentivo e di riconoscimento dei risultati conseguiti. Come iniziativa promozionale si potrebbe pensare all’erogazione gratuita del primo corso, puntando sia su una adeguata pubblicizzazione che sul passa parola.

 

7. Sviluppi auspicati

In un’ottica di sviluppo successivo del progetto è importante che le autorità di governo della scuola diano il loro contributo costruttivo e propositivo per incrementare ed ottimizzare l’utilizzo delle risorse informatiche disponibili nelle scuole. È inoltre auspicabile che favoriscano, ove possibile, l’intervento di organizzazioni benefiche consolidate ed anche la costituzione di fondazioni private Onlus che si propongano di canalizzare e dedicare risorse e personale all’informatizzazione dei cittadini. In questo modo la scuola potrebbe aiutare il Paese a fare un passo importante per colmare il digital divide che ci separa dall’Europa.

 

8. Ringraziamenti

Ringrazio la Commissione Innovazione e Tecnologie (Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma), con cui ho sviluppato la proposta “Parrocchie hi-tech” presentata al Concorso “10 idee per Roma”, che ha fornito lo spunto per questo progetto.

 

Romano Boni
25.03.2010